This document is also available in English: Histories of public healthcare

Dieses Dokument gibt es auch in einer deutschen Version: Geschichte(n) des öffentlichen Gesundheitswesens


Storie dell’assistenza sanitaria pubblica

Il 17 marzo 2020, il Ministero della Salute spagnolo ha annunciato che il governo sta mettendo sotto il controllo statale tutti gli ospedali privati del paese a tempo indeterminato per combattere la diffusione delle infezioni COVID-19. Il 24 marzo, il Ministro della Sanità irlandese Simon Harris ha dichiarato: “Per tutta la durata di questa crisi lo Stato prenderà il controllo di tutte le strutture ospedaliere private e gestirà tutte le risorse a beneficio comune della nostra popolazione”. Nel Regno Unito, invece, l’NHS (la Sanità pubblica) dovrà “affittare 8.000 letti di ospedale privati per la somma di £ 2.400.000 al giorno”. Il portavoce del Dipartimento della Salute del Sud Africa, Popo Maja, ha dichiarato in un’intervista a Business Report che il governo non sta nazionalizzando gli ospedali privati a causa dell’epidemia.

La pandemia di Covid-19 sta costringendo i governi di tutto il mondo ad affrontare la questione dell’assistenza sanitaria come diritto universale. Un servizio che dovrebbe essere finanziato pubblicamente attraverso la tassazione e che dovrebbe essere facilmente accessibile a tutti/e. A partire da qui, questa sezione mette insieme alcune storie intorno alla nascita dei servizi sanitari nazionali di alcuni paesi (Italia, Inghiltera e USA) e la loro connessionne con importanti lotte sociali.

(Se desideri contribuire con la storia dell’assistenza sanitaria di altri paesi e regioni, contattarci! Trovi tutti i contatti nella pagina introduttiva).

Italia: Servizio Sanitario Nazionale (SSN)

FONTI:

L’Italia è un caso di successo politico all’interno del sistema di salute pubblica. Secondo i dati OCSE del 2017, l’aspettativa di vita in Italia è di 83,1 anni rispetto agli 80,9 anni della media dell’Unione europea. Eppure la spesa sanitaria totale annua per abitante è di circa 2.483 euro, contro i 2.884 di media dell’UE (un divario del 15%). Vale la pena quindi provare a capire come il paese europeo con l’aspettativa di vita più lunga abbia raggiunto questo risultato con una spesa ridotta.

Le spinte per la creazione nel 1978 di un sistema di assistenza sanitaria pubblica è nata da un’alleanza senza precedenti tra forze politiche di sinistra, pratiche sperimentali di rinnovamento da dentro la pratica medica, attivismo sanitario radicale, lotte sindacali, gruppi di lavoratori e lavoratrici, movimenti studenteschi e femministi.

Il risultato - la riforma del 1978 - è un servizio sanitario universale, pubblico e gratuito, che offre una vasta gamma di servizi al di fuori del mercato, in gran parte modellato sul Servizio Sanitario Nazionale britannico, che rispecchia la definizione della salute pubblica enunciata dall’OMS nel 1946.

Allontanandosi dalla tradizione di un sistema sanitario corporativo, con una insita limitata copertura legata a categorie professionali specifiche, la riforma italiana ha introdotto l’universalità del servizio sanitario pubblico, finanziato attraverso la tassazione generale, gratuitamente accessibile per tutti/e coloro che vivono nel paese, non solo i/le cittadini/e italiani/e.

In diverse aree – come la salute mentale, la salute negli ambienti di lavoro, la salute delle donne e i trattamenti farmacologici – sono emerse nuove conoscenze sulla prevenzione delle malattie, nuove pratiche di erogazione di servizi e nuovi accordi istituzionali innovativi. Tutti aspetti che danno una forte enfasi ai servizi territoriali come modello che tiene insieme i bisogni sanitari con quelli sociali.

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La riforma sanitaria in Italia è nata grazie a personalità che combinavano una forte competenza sul campo con l’impegno politico. Franco Basaglia e il suo lavoro sulla psichiatria radicale, Giulio Maccacaro il fondatore di ‘Medicina Democratica’ (un movimento radicale per la salute), Giovanni Berlinguer uno scienziato e membro parlamentare del Partito Comunista, Alessandro Seppilli uno specialista di sanità pubblica e sindaco socialista della città di Perugia, Laura Conti figura chiave del Partito Socialista che ha aperto la strada al movimento ambientalista italiano, Ivar Oddone medico del lavoro e ex partigiano - nonché personaggio a cui Italo Calvino si ispirò nel suo primo romanzo Nidi di Ragno.

Dal loro lavoro emerge una visione integrata della salute: fisica e psichica, individuale e collettiva, legata alla comunità e al territorio. Viene proposto una relazione meno gerarchica tra medico e paziente, inoltre, viene introdotto un modello di un’organizzazione sanitaria decentralizzata, con elementi di partecipazione attiva. Questo porta alla centralità della medicina preventiva rispetto alla cura della malattia. Come sosteneva Giulio Maccacaro nel 1976, la strategia era quella di una “politicizzazione della medicina” dal basso, capace di sfidare il modo in cui il capitalismo industriale stava sfruttando i lavoratori e le lavoratrici, minando le condizioni sanitarie e sociali nel paese.

Questa strategia politica considerava la salute come la combinazione tra una dimensione collettiva e una condizione individuale, pertanto, sono state necessarie lotte collettive per affrontare le radici economiche e sociali delle malattie e dei problemi di salute pubblica. Questo approccio è stato accompagnato fin da subito dal movimento femminista che si è occupato di affrontato le condizioni e i problemi di salute delle donne, anche attraverso nuove istituzioni cliniche sanitarie autoorganizzate: i consultori.

Gli ultimi decenni di riforme manageriali, riduzioni dei fondi e sforzi di privatizzazione hanno effettivamente abbassato gli standard del servizio sanitario pubblico, introdotto “ticket” pagati dai pazienti e frammentato in modo diseguale nelle regioni italiane la capacità del servizio.

Una delle prime azioni del governo italiano quando è scoppiata la pandemia, il 17 marzo 2020, è stata quella di aumentare i fondi per l’emergenza sanitaria di 3 miliardi di euro e assumere 20.000 medici, infermieri e personale di supporto. Questo è stato un riconoscimento degli errori politici passati - tagli, privatizzaziono e mercificazione del serviozio - e, di fatto, ha richiamato la necessità di riconoscere pienamente il ruolo della sanità pubblica universale come alternativa a quella fornita dal mercato.

La nascita del Servizio Sanitario Nazionale Britannnico (NHS)

FONTI:

Al servizio di oltre un milione e mezzo di pazienti e famiglie ogni giorno, il Servizio Sanitario Nazionale è il più grande sistema di questo tipo al mondo. È universalmente considerato un tesoro nazionale, il risultato più notevole della Gran Bretagna del dopoguerra.

Eppure il Servizio Sanitario Nazionale ha rischiato di non esistere affatto. Nei mesi che hanno portato al suo lancio è stato amaramente opposto dal Partito di Tory e dalla stampa nazionale. Ma i suoi avversari più accaniti sono state le stesse persone da cui dipendeva la sua esistenza: chirurghi/e, infermieri/e, dentisti/e e 20.000 medici/e britannici/he. Per ottenere il Servizio Sanitario Nazionale è stata necessaria la persistenza e la determinazione di un uomo: Nye Bevan, il ministro della salute dei Labour.

Prima del luglio 1948, i 2.700 ospedali britannici erano gestiti da enti di beneficenza o da consigli, e le uniche persone che avevano diritto al trattamento gratuito erano i lavoratori e le lavoratrici.

Nel 1945, il nuovo governo laburista scrisse un manifesto che prometteva una rivoluzione nella sanità. Il Ministro della Salute Nye (Aneurin) Bevan, voleva costruire un servizio sanitario basato su quattro principi: doveva essere gratuito, disponibile a tutti coloro che ne avevano bisogno, finanziato dalla tassazione e usato in modo responsabile.

Bevan, che proveniva da una famiglia di minatori, si ispirò alla Tredegar Workers Medical Aid Society del Galles del Sud, un regime pionieristico di mutuo soccorso che forniva benefici medici, cure dentistiche e spese funebri ai suoi membri per soli pochi centesimi a settimana.

Salute pulica in USA

FONTE:

Questa storia nell’autunno del 1866, con una persona di nome Rebecca Lee Crumpler. Rebecca Lee Crumpler è una giovane donna di colore nata libera e cresciuta in Pennsylvania da sua zia, una donna di medicina. La zia, infatti, andava di casa in casa a prendersi cura dei malati e Rebecca l’accompagnava e aiutava. Le piaceva così tanto che è poi diventata un’infermiera e, successivamente, prende una decisione davvero insolita per quei tempi, ovvero quella di andare avanti con gli studi e diventare un medico. Si trova quindi al New England Female Medical College, un college appositamente costruito per formare le donne in medicina. Nel periodo in cui si laurea, ci sono circa 54.000 medici nel paese e solo 300 di loro sono donne, solo una di quelle donne è nera: quella donna è Rebecca Lee Crumpler. Così, circa un anno dopo aver finito la scuola di medicina, la guerra civile giunge al termine e prende un’altra decisione insolita, sradica completamente la sua vita e si dirige verso il sud del paese, perché quattro milioni di persone sono appena state liberate dalla schiavitù e sono ora in libertà.

Crumpler sa che aiutare queste persone ad integrarsi nella società e ad affrontare i loro numerosi bisogni di base, compresa l’assistenza sanitaria, sarà una sfida complesa. A queste persone, infatti, era stato appena conncessa libertà senza alcuna risorsa. Saranno quindi costrette a risiedere in prigioni abbandonate, ex caserme militari, chiese vuote, campi profughi o costrette insieme in alloggi molto piccoli. Senza le possibilità di mantenere una buona igiene, il risultato è che cominciano ad ammalarsi. Ma non possono attingere a nessun sistema sanitario perché a quel tempo non esiste davvero alcun sistema sanitario organizzato di cui parlare. La maggior parte delle cure mediche è fornita a domicilio da familiari o da medici che fanno visite in casa, inoltre, gli unici ospedali esistenti sono molto più simili a istituzioni per poveri o malati che non hanno familiari che si prendono cura di loro. Sono strutture private e gestite da gruppi di beneficenza che, all’arrivo degli schiavi liberati e le loro patologie, chiudono le porte. Così, un altissimo numeto di ex-schiavi comincia a morire, tanto che in alcune città i loro corpi morti occupano le strade.

Questa vicenda diventa presto una grave crisi di salute pubblica. Così, per fronteggiare questa crisi, il governo federale crea quello che finisce per essere il primo programma federale di assistenza sanitaria della nazione. Si chiamerà divisione medica dell’ufficio del Freedmen. E questo è il progetto verso cui Rebecca Crumpler si sta dirigendo.

La divisione medica dell’ufficio dei Freedmen si fonda inntorno a un’assoluta ambivalenza. I funzionari vogliono che le loro comunità siano abbastanza ‘pulite’ inn modo da prevenire malattie che potrebbero diffondersi nelle comunità bianche ma, al contempo, non vogliono fornire assistenza gratuita, perché temono che questa possa creare dipendenza tra la comunità afro-americana. Quindi aprono questi ospedali e assumono alcuni dottori, ma al primo segno di progresso li chiudono rifiutandosi di inviare quelle risorse che i loro stessi medici, incluso la Crumpler, richiedono.

Dato che tutte queste persone muoiono di cose che possono essere prevenute, emerge una teoria. E la teoria racconta che l’alto tasso di mortalità è in realtà la natura che fa il suo corso, in poche parole, le persone nere non muoiono per mancanza di beni di prima necessità ma perché biologicamente inferiori ai bianchi e inadatti alla libertà. L’argomento diventa che gli afro-americani si estinguono per natura e, di conseguenza, che fornire qualsiasi tipo di finanziamento o risorsa per la loro salute è uno spreco inutile perché non si può evitare l’inevitabile.

Quuesto è il primo esempio di assistenza sanitaria finanziata dal governo, un esempio creato per fallire.

Rebecca Lee Crumpler lo capisce velocemente e decide di scrivere un libro: A book of medical discourses. Il libro non è rivolto ai suoi colleghi della comunità medica bianca o ai segregazionisti al Congresso, è indirizzato alla comunità nera, in particolare alle madri nere e alle infermiere nere. Ciò che scrive in questo volume è come prendersi cura di se stessi, malattie come il colera, trattare i disturbi di base come le emorroidi e la bronchite. La cosa più importante del suo libro è che sta dicendo alla comuintà nera americana che non è inferiore, che non si estinguerà e che può prenderti cura di sé stessa.

Facciamo un salto veloce al gennaio del 1947. Il presidente Truman vuole un programma di assicurazione sanitaria gestito dal governo che tutte le persone pagano in anticipo in cambio della possibilità di potervi accedere quando necessario.

Dopo che Truman spinge verso questa direzione, il sistema sanitario nazionale cresce un po’ dal post guerra civile, ma non di molto. Infatti, tutti gli ospedali creati attraverso l’ufficio dei Freedmen erano stati chiusi, tranne uno che si trovava a Washington D.C. Altri ospedali erano stati costruiti ma non ce ne sono abbastanza, specialmente al sud. A peggiorare le cose, gli ospedali esistenti sono separati tra popolazione bianca e nera. Una clausula di nome “separati ma uguali” è, infatti, innscritta nella legge. Questo significa che i pazienti neri devono recarsi nelle strutture per neri, poche e disperse. Pppure erano relegati nei reparti sotterranei degli ospedali dei bianchi, i reparti erano piccoli e non fornivano la stessa cura che si otteneva ai piani superiori.

Non sono solo gli/le afro-americani/e non ricevevano cure sufficienti, anche gli/le americani/e poveri/e. A quel tempo, infatti, la maggior parte delle persone americane non era assicurata. L’assicurazione che esisteva era basata sul datore di lavoro, il che significa che bisognava trovare un certo tipo di lavoro in cui il datore effettivamente offriva questo servizio. Fondamentalmente, l’intero sistema non funziona e Truman intuisce che questo è uno dei problemi più urgenti che il paese deve affrontare. Per questo si convince che l’assicurazione sanitaria nazionale è la soluzione.

Pochi giorni dopo che Truman vince le elezioni, però, l’American Medical Association, la più grande e probabilmente la più potente organizzazione professionale per medici nel paese, lancia una massiccia campagna per abbattere la proposta di Truman. A.M.A. sa che un programma nazionale di assicurazione sanitaria danneggerà i suoi profitti.

A.M.A. assume una compagnia di P.R., di fatto la prima società di consulenza politica nel paese, per ideare il piano che silurerà la proposta di assistenza sanitaria universale. Ne emerge una guerra totale: annunci radiofonici, annunci sui giornali, annunci di riviste, distribuzione di opuscoli nelle case delle persone. Alla fine, inviano circa 100 milioni di pubblicazioni in tutto il paese che hanno come slogan: “Tieni la politica fuori dalla medicina”.

La campagna funziona, infatti, il supporto popolare per il disegno di legge precipita improvvisamente. La legge non riesce a superare il Congresso e, così, il paese rimane con un sistema sanitario ancora troppo costoso per la maggior parte degli/lle americani/e, e più segregato che mai.

Medicare nasce dalle ceneri del fallito programma di assicurazione sanitaria nazionale di Truman. Iniziato con la presidenza di Kennedy, e proseguito con quella di Johnson, e sotto la guida di Montague Cobb, i dottori neri della nazione sono i primi sostenintori di Medicare. Questi avevano costituito la National Medical Association o la N.M.A., perché erano stati esclusi da A.M.A. Cominciano quindi con le proteste, fanno pressioni sul Congresso e lanciano la propria campagna per spiegare alla nazione che, in realtà, Medicare non distruggerà affatto la medicina ma la renderà più equa. Il loro messaggio è quello che è: l’assistenza sanitaria è un diritto umano e qualsiasi programma che espande l’accesso all’assistenza sanitaria è il dovere di una società libera e democratica. Nel frattempo, la lotta per i diritti civili si sta intensificando in tutto il paese, al di fuori del mondo medico.

Questo sforzo culmina nella legge sui diritti civili del 1964, che afferma che discriminare sulla base della razza è incostituzionale. Più specificamente, afferma che il governo può prelevare dollari federali da qualsiasi struttura o entità che non sia conforme alla legge, incluso gli ospedali. Così Medicare diventa attuativa nel 1966 e, già nei primi quattro mesi dalla sua attuazione, quasi 3.000 ospedali si disgregano.

Nonostante ciò, le disparità sanitarie tra americani neri e americani bianchi persistono fino ad oggi.